L'ASSESSORE PER I BENI CULTURALI
                            ED AMBIENTALI
                    E PER LA PUBBLICA ISTRUZIONE
  Visto lo statuto della regione;
  Visto il decreto del Presidente della Repubblica 30 agosto 1975, n.
637;
  Visto il decreto del Presidente della Repubblica 3  dicembre  1975,
n. 805;
  Visto  il  testo  unico  delle leggi sull'ordinamento del Governo e
dell'amministrazione della regione siciliana, approvato  con  decreto
del presidente della regione 28 febbraio 1979, n. 70;
  Vista la legge regionale 1 agosto 1977, n. 80;
  Vista la legge regionale 7 novembre 1980, n. 116;
  Vista la legge 29 giugno 1939, n. 1497;
  Visto il regolamento approvato con regio decreto n. 1357/1940;
  Visto l'art. 5 della legge regionale 30 aprile 1991, n. 15;
  Esaminata  la  proposta  avanzata  dalla  Soprintendenza per i beni
culturali ed ambientali di Agrigento, che, con note prot. n. 2255 del
29 marzo 1995 e prot. n. 4385 del 15  giugno  1995,  ha  chiesto  che
vengano  adottate  le  misure di salvaguardia previste dal menzionato
art. 5 della legge regionale n.  15/1991,  per  tutto  il  territorio
dell'isola  di  Lampedusa, ad esclusione dell'area formata dal centro
abitato, dall'aeroporto, dal depuratore e dal cimitero,  area  meglio
evidenziata  nella  planimetria  allegata sub A al presente decreto e
delimitata come segue:
            Isola di Lampedusa - Area esclusa dal vincolo
  L'area esclusa dalla proposta di vincolo e' descritta  dalla  linea
che procede dal mare Mediterraneo verso nord, attraversando la strada
comunale  Guiccia  e  procedendo  lungo  i margini della part. 75 del
foglio 15, esclusa dal vincolo. Segue il limite nord e  quello  ovest
di detta particella, segnato dal percorso della strada comunale Pozzo
Monaco,  sino  ad  incontrare  nuovamente  la strada comunale Guiccia
all'intersezione con il foglio 12.
  La delimitazione prosegue in direzione ovest  lungo  il  ciglio  di
quella   strada,  la  attraversa  all'altezza  della  part.  18,  per
procedere lungo il confine della part. 76 e della part. 113,  escluse
dal vincolo, e lungo il margine della strada comunale Terranova, sino
al  bivio  con  la  strada  comunale  Tacceri,  il cui percorso segue
piegando verso sud e delimitando la part. 67, esclusa dal vincolo.
  All'altezza della part. 103 del foglio di mappa  13,  la  linea  di
delimitazione  attraversa la suddetta strada e prosegue nel foglio 13
in direzione sud-ovest. Delimita le partt. 103 e  106,  non  comprese
nel   vincolo   e,  attraversata  la  strada  comunale  Grecale  alla
congiunzione con il foglio 16, ne segue per breve tratto il  percorso
verso nord.
  La  linea  circoscrive  la  part.  42  del  foglio  16  e,  quindi,
procedendo in direzione sud lungo i confini delle partt. 60, 69,  70,
75,  74,  77  e 93, tutte escluse dal vincolo, giunge, nel foglio 20,
all'incrocio tra la strada comunale Cala Pisane e la strada  comunale
e la vecchia strada comunale Cala Francese.
  Percorre   il  ciglio  settentrionale  di  quest'ultima  strada  e,
procedendo  in  direzione  sud  ovest,  incontra  e  circoscrive   la
recizione   dell'area   aeroportuale,   esclusa   dal  vincolo  nella
consistenza di cui alla suddetta recinzione, nello stato di fatto  in
cui  essa si trova alla data del presente provvedimento. E, pertanto,
la delimitazione dell'area esclusa dal vincolo abbandona il  percorso
della  vecchia  strada  Cala  Francese, attraversa le partt. 49 e 55,
delimita l'intera part. 50 e in parte l'area delle partt. 62  e  115.
Seguendo la recinzione dell'aeroporto, la delimitazione e' costituita
a  sud  da  una linea che procede da est verso ovest attraversando le
partt. 115, 196, 195, 108,  106,  103,  101,  102,  99  e  la  strada
comunale Cavallo Bianco sino al margine del foglio 21.
  La  linea  di  delimitazione  prosegue con lo stesso andamento e la
stessa  direzione  lungo  la   recinzione   dell'area   aeroportuale,
attraversando  le partt. 58, 57, 55, 53, 88 e 49. Incontrata la nuova
strada comunale Cala Francese, ne segue il percorso in direzione nord
sino alla banchina dell'area portuale e al margine del foglio 18.
  Tutte la particelle riportate in detto foglio 18 sono  escluse  dal
vincolo.
 Il  tutto  e'  anche  evidenziato  nella  riproduzione  cartografica
d'insieme allegata sub A e  nelle  cartografie  che  si  allegano  al
presente provvedimento sub B, C, D, E, F, G e H.
  Sono  escluse dal vincolo, nella consistenza di cui esse si trovano
alla data del presente provvedimento, anche  l'area  del  cimitero  e
quella  di pertinenza del depuratore e del suo ampliamento, riportate
rispettivamente nell'allegato H e nell'allegato G. L'area cimiteriale
esclusa  dal  vincolo   comprende,   oltre   a   quella   riguardante
strettamente  il  perimetro  dell'attuale  cimitero, anche una fascia
perimetrale  di  territorio,  ricadente  all'interno   dell'area   di
rispetto    cimiteriale,   dove   l'amministrazione   locale   potra'
intervenire anche con eventuali opere di ampliamento del cimitero.
  L'area da escludere dal vincolo ricade  totalmente  nel  foglio  di
mappa  20.  Il limite inizia nel punto di incontro tra la strada Cala
Pisana ed il vertice  est  della  part.  4  e  prosegue  verso  ovest
escludendo  per  intero  le  partt.  4, 126, 127, 1, 79 e 2, continua
ancora in direzione sud escludendo la part. 3. Dal vertice sud  della
part.  3  prosegue,  tagliando  la  part.  18  con  una dividenda che
congiunge tale vertice con il vertice nord-est della particella 22  e
da  qui  prosegue  verso est escludendo per intero le particelle 83 e
15, e verso nord-est escludendo le particelle 14, 13, 12, 11, 10 e 5,
fino a ricongiungersi con il vertice iniziale. L'area di  ampliamento
del  depuratore  confina  con l'impianto esistente, in localita' Cala
Maluk, gia' recintato con muro  perimetrale  e  coincide  con  quella
riportata  sugli elaborati di progetto approvato in linea tecnica dal
C.T.A.R. con nota prot. 18061 del 5 dicembre 1990. Il  depuratore  ed
il  suo  ampliamento  ricadono  interamente  nella  particella 88 del
foglio di mappa 19.
  Rilevato che l'isola di Lampedusa e'  caratterizzata  da  rilevanti
connotazioni  ambientali  e paesistiche e dalla presenza di emergenze
faunistiche, botaniche, paleontologiche, geologiche, geomorfologiche,
archeologiche ed architettoniche;
  Considerato in  particolare  che  l'isola  di  Lampedusa,  compresa
nell'arcipelago   delle   Pelagie,   presenta  una  molteplicita'  di
emergenze  naturalistiche,  quali  le  numerose  specie  botaniche  e
zoologiche  ivi  esistenti,  tutte  determinate  dalla  conformazione
geologica e dalla morfologia  della  costa,  che,  in  uno  al  clima
locale,  creano  a Lampedusa un aspetto paesaggistico non dissimile a
talune zone dell'Africa settentrionale o del Maghreb.
  Oltre  alle  peculiarita'  della  aree  emerse,  assume un notevole
interesse l'ambiente marino, in relazione ai fondali e  agli  habitat
costieri  che caratterizzano l'isola e che sono annoverati tra i piu'
belli del Mediterraneo per la loro notevole varieta' sotto il profilo
morfologico e per le innumerevoli specie che ne compongono la fauna e
la flora bentonica, a salvaguardia delle quali  e'  stata  istituita,
nella  parte  sud-occidentale  dell'isola,  la  riserva  naturale  di
Lampedusa.
  L'isola e' situata sulla piattaforma continentale  africana,  della
quale costituisce la propaggine avanzata: essa si percepisce dal mare
come una superficie piatta, inclinata ed uniforme, avente quale unico
rilievo il monte Albero Sole (m 133 s.l.m.).
  Geologicamente,  Lampedusa e' formata da un'estesa placca calcarea,
fortemente incisa, estremamente  friabile  negli  strati  formati  da
pietra arenaria ma molto piu' compatta nelle zone di roccia silicea.
  Essa  rappresenta  un  lembo  di  zolla  emersa  dalla  piattaforma
carbonatica che costituisce parte dei fondali del Canale di Sicilia.
  La  successione  litostratigrafica   dell'isola   comprende   rocce
prevalentemente   carbonatiche,   rigide,   stratificate,  localmente
ricoperte da depositi clastici sciolti di varia natura ed eta'.
  Le condizioni morfologiche generali debbono considerarsi stabili  e
l'assetto  stratigrafico-strutturale  generale della serie affiorante
presenta una generale immersione verso il  settore  meridionale,  con
blande  pieghe  locali  che  comunque non marcano in modo particolare
l'aspetto tabulare dell'intero territorio.
  Dal basso verso l'alto la successione litostratigrafica  affiorante
comprende  calcari  magnesiferi,  facies  alternate calcareo-marnose,
depositi di origine detritica.
  I calcari comprendono i depositi di rocce  carbonatiche  costituite
da  una  successione  di  calcarei  tufacei  di colore biancastro ben
stratificato,  ricchi  di  impronte   di   gusci   di   molluschi   e
stratigraficamente  attribuibili  al miocene medio (elveziano). Lungo
il perimetro dell'isola, nelle parti della falesia  costiera,  queste
rocce   orlano   la   parte   basale   delle  superfici  esposte.  In
affioramento, i terreni di questa formazione si trovano  disposti  in
strati  e  banchi  sovrapposti,  dotati  nel  complesso  di giacitura
sub-orizzontale, conforme all'incirca  al  profilo  del  terreno  nei
tratti    in   lieve   pendenza.   I   suddetti   calcari   risultano
complessivamente  dotati  di  buone  caratteristiche  meccaniche:  lo
sviluppo   dei   giunti   di  stratificazione,  che  interrompono  la
continuita' dell'ammasso roccioso, conferiscono alla  formazione  una
permeabilita' in grande per fessurazione.
  Verso  l'alto,  al  calcari magnesiferi subentra una successione di
strati calcarei e calcareo-marnosi di colore biancastro, alternati  a
sottili  livelli di marne grigie. I livelli marnosi sono interposti a
banchi calcarei con spessori variabili da 1 a 2 metri, con  piani  di
discontinuita'  di  vario tipo, pur con la prevalenza delle superfici
di strato.
  La presenza di impronte di molluschi, localizzati in alcuni livelli
caratteristici, consente inoltre di attribuire tale formazione ad  un
periodo  compreso  tra  il  tortoniano  e il miocene superiore. Anche
questo tipo di terreni assume un aspetto massivo, con  giacitura  sub
orizzontale conforme al pendio.
  I   depositi   di   origine  detritica  traggono  la  loro  origine
soprattutto dai processi di disgregazione chimico-fisica delle  rocce
carbonatiche  che formano il basamento originario dell'isola. La loro
messa a posto dipende principalmente dall'azione di trasporto operata
dalle  acque  di  ruscellamento  e  dilavamento  superficiale,   come
dimostra il fatto che i terreni della suddetta copertura detritica si
rinvengono   nelle  superfici  piu'  depresse.  Dal  punto  di  vista
litologico, detti  terreni  sono  costituiti  da  sedimenti  sciolti,
variamente  addensati,  a prevalente composizione sabbiosa: essi sono
associati a  frammenti  lapidei  di  varia  pezzatura  e  scarsamente
elaborati.
  Dai  summenzionati aspetti geologici dell'isola di Lampedusa deriva
che, morfologicamente, tutta  la  costa  settentrionale  e  parte  di
quella   occidentale   si  presentano  come  un  continuum  di  rocce
stratificate, ad andamento  rettilineo,  che  scendono  al  mare  con
scarpate  ripide,  se  non  a strapiombo. L'intenso idrodinamismo che
interessa la costa nord, rendendola impraticabile come approdo, e' la
causa  degli  intensi  fenomeni  erosivi  che  hanno  determinato  la
costituzione  di affascinanti falesie, spesso a sbalzo, costellate da
cunicoli e grotte anche di notevoli dimensioni.
  Il restante perimetro  costiero  presenta  in  genere  pendii  piu'
dolci:  il  paesaggio  risulta  piu'  articolato e da' luogo a scorci
suggestivi, caratterizzati da un  susseguirsi  di  baie  e  cale,  di
dimensioni  piu'  o meno ampie, nelle quali sono presenti anche delle
piccole spiagge sabbiose.
  Considerato  che   l'isola,   a   causa   della   sua   particolare
conformazione  geologica  e  geomorfologica,  della sua posizione nel
circuito delle correnti atmosferiche e  del  massiccio  disboscamento
del secolo scorso, presenta condizioni non favorevoli alla formazione
e  al  mantenimento  di  consistenti  spessori di terreno fertile. Si
tratta di terre  rosse,  provenienti  dal  disfacimento  dei  calcari
affioranti  in  superficie  e/o  dall'accumulo  di sedimenti sabbiosi
depositati in corrispondenza di aree a morfologia depressa,  protette
dall'azione eolica.
  Il  terreno agrario e' presente laddove l'attivita' dell'uomo si e'
rivolta alla sua conservazione, come nei  dintorni  dell'abitato,  in
alcune  incisioni  che  hanno  favorito il secolare accumulo di suolo
fertile, e in poche altre aree, quali  quelle  protette  dai  muri  a
secco di delimitazione delle chiuse.
  Ma  il suolo agrario manca del tutto nella gran parte dell'isola e,
certamente, a nord e ad ovest. La rarita' e l'importanza dei  residui
livelli  di  terreno  agrario  presenti  pone  il problema della loro
protezione dagli sconsiderati  prelievi  cui  essi  sono  sottoposti:
infatti  il  trasporto  di  tali  sedimenti in altre aree dell'isola,
diverse sotto il profilo  plano-altimetrico  da  quelle  di  origine,
comporta sicuramente il progressivo depauperamento di tale risorsa.
  Anche le sabbie del litorale hanno connotazioni di rarita'. Esse si
trovano  disposte  all'interno di piccole insenature, in posizione di
copertura del preesistente substrato: tra queste, quella prospiciente
l'isola dei Conigli e quella della Guitgia. Si  tratta  di  sedimenti
sciolti,   costituiti   da  sabbia  fine  di  composizione  calcarea,
perlopiu' di modesto spessore, che  ricoprono  il  substrato  formato
dalle alternanze calcareo-marnose e tufacee.
  Rilevato  che  il  patrimonio  vegetale dell'isola e' qui del tutto
insussistente o limitato a pochi cespugli riferibili alla  gariga  ed
alla  steppa:  una  indiscriminata  aggressione e' stata in tal senso
portata avanti, sin dall'epoca della colonizzazione borbonica (1843),
ed ha comportato l'incontrollata e totale distruzione della copertura
boschiva.
  Alle  originali  ed  importantissime  biocenosi  caratterizzate  da
macchia  di  carrubi, lecci e corbezzoli, furono sostituite colture a
cereali, viti, legumi ed alberi da frutto.
  Come conseguenza, rimane oggi come meritevole  di  segnalazione  la
presenza di stazioni di Centaurea acaulis e Stapelia europea, mentre,
tra  le  principali  specie  che  caratterizzano  la  flora vascolare
dell'isola sono da ricordare la  svaeda  pelagica,  il  finocchio  di
boccone, l'isoppo, l'erba di S. Giovanni, il logliarello di Sardegna,
il fior di Tiga e l'allium lopadusanum.
  Da qualche anno, con confortanti risultati, l'Azienda delle foreste
demaniali della regione siciliana ha iniziato l'inserimento di specie
arboree.
  Anche le specie faunistiche, strettamente dipendenti dall'incidenza
della  copertura  vegetale,  hanno  avuto,  in  seguito  ai  drastici
mutamenti ambientali del secolo scorso,  una  sensibile  contrazione,
che   non   ha   risparmiato  di  registrare  anche  alcune  complete
estinzioni.
  L'aspetto faunistico dell'isola continua tuttavia  a  rappresentare
una emergenza naturalistica di fondamentale importanza.
  Fra  le peculiarita' faunistiche di Lampedusa si rileva la presenza
dello psammodromus algirus dell'isolotto dei conigli e del  chalcides
ocellatus zavattarii.
  In  campo  entomologico  vanno  ricordati  alcuni  tenebrionidi  di
recente differenziamento, quali  pachyila  dejani  doderoi,  tentyria
grossa   sommieri,   alphesida   tirelli  moltonii,  opatrum  validum
rottenbergi, buprestide julodis onopordi  lampedusanus,  curculionide
othiorrihynnchus  lopadusae  e  numerose  specie  che  occupano nelle
Pelagie l'unica stazione extra-africana.
  Dal punto di vista ornitologico si segnala la  presenza  di  alcune
specie  di  grande  importanza, soprattutto di quelle stanziali, che,
nonostante il degrado ambientale  ne  abbia  allontanato  moltissime,
comprendono  il  gabbiano reale, la berta maggiore e minore, il falco
regina e il marangone dal ciuffo. Queste specie hanno individuato  un
rifugio   sicuro   nelle  innumerevoli  nicchie  ecologiche  presenti
soprattutto  nelle  pareti  delle  falesie   costiere   del   settore
settentrionale dell'isola.
  Tra i mammiferi sono segnalati il coniglio, il ratto ed il topolino
domestico.
  L'aspetto  faunistico  che piu' caratterizza l'isola e' la presenza
della tartaruga marina Caretta, che nel periodo estivo depone le uova
sulla spiaggia dell'isola dei  Conigli.  La  salvaguardia  di  questa
specie  ha  comportato  nel 1984 l'istituzione della riserva naturale
speciale su un'area di 275 Ha, che comprende la  spiaggia  antistante
l'isolotto  dei conigli, l'isolotto, il vallone Forbice e parte della
scogliera degradante verso il mare.
  L'area della riserva speciale e' adesso compresa nella  piu'  vasta
riserva  naturale  orientata,  istituita  con  D.A.  n. 970/91 del 10
giugno 1991.
  L'ambiente marino dell'arcipelago delle Pelagie presenta moltissime
specie,  che  gli conferiscono una significativa rilevanza, sia sotto
il profilo estetico che scientifico.
  Le specie ittiche presenti, pur con il depauperamento  dovuto  alla
massiccia attivita' di pesca svolta in questa area, sono estremamente
differenziate,  in  conseguenza dell'azione di trasporto svolta dalle
correnti di origine atlantica,  che  hanno  arricchito  le  biocenosi
bentoniche delle isole.
  Lampedusa  presenta  inoltre,  nella parte meridionale, che e' piu'
riparata dalle correnti atlantiche, dei caratteri  marini  ricchi  di
riferimenti  tropicali,  con popolamenti tipicamente sciafili, idonei
all'elevato idrodinamismo presente.
  Tra questi si segnala  il  petroglosso  plocamietum,  al  quale  si
associa il lithophyllum decussatum.
  L'ambiente  marino  delle  cale  e  delle insenature risulta ancora
integro,  con  l'eccezione  dell'area  portuale,   dove   i   rifiuti
provenienti  dagli  scarichi  civili  del  paese e quelli dei natanti
determinano un fenomeno di eutrofizzazione di una certa consistenza.
  Considerato che, dal punto di vista archeologico,  l'importanza  di
Lampedusa  in epoca antica e' documentata dalle indagini ivi condotte
sin dal 1985.
  La  ricerca  archeologica  si  e'  concretizzata  in   sistematiche
ricognizioni  del territorio e nell'attivita' di scavo in alcune aree
libere da costruzioni nell'ambito del centro abitato.
  Le conclusioni cui  e'  stato  possibile  arrivare  confermano  che
l'isola  fu  abitata sin dall'epoca preistorica, come documentato dal
deposito neolitico di Cala Pisana, area oggi fortemente degradata.
  Sempre  a  Cala  Pisana  e'  stato  scoperto  un  interessantissimo
deposito  paleontologico, visibile sul taglio di una parete di roccia
lungo  la  strada  che  conduce  ad  un  piccolo  approdo  pressoche'
inutilizzato. Il deposito, unitamente ad altri rintracciati nel corso
della  ricerca,  ha  condotto alla conclusione che Lampedusa, durante
gli ultimi picchi glaciali (Riss o Wurm), era sicuramente un  rilievo
di  una vasta zona emersa del continente africano: teoria questa resa
inconfutabile dalla scoperta di ossa di roditori della  famiglia  dei
gerbellidae  e,  in particolare, della specie meriones, confrontabile
con le specie ancora viventi di questa famiglia, tutte nord-africane.
  L'importanza  di  Lampedusa  durante  il  periodo  preistorico   e'
confermata da altri recuperi fortuiti effettuati, a seguito di lavori
edilizi,  sul  promontorio  di Capo Grecale e lungo la via Terranova,
nonche'  dall'interessante  rinvenimento   di   un   ricco   deposito
nell'ambito del centro urbano.
  In epoca storica, l'isola fu abitata dall'eta' tardo ellenistica al
periodo tardo romano, come dimostrato dagli scavi condotti nel centro
abitato,  che  hanno  messo  in  luce  consistenti resti di un antico
abitato, di un impianto per la lavorazione del pesce e, forse, per la
produzione del garum, e da un'interessantissima  necropoli  ipogeica.
Rivestono   un'estrema   importanza   nel   quadro  delle  conoscenze
archeologiche di Lampedusa le caratteristiche  costruzioni,  presenti
in  tutta l'isola, che risalgono ad epoca antica, come traspare dalla
loro  trasposizione  nella  carta  redatta  dal   capitano   Bernardo
Sanvisente  che,  nel 1843, diede inizio al popolamento delle Pelagie
voluto da Ferdinando IV.
  Queste  costruzioni  hanno  una singolare struttura sub circolare o
ellissoidale, sono costituite da un muro di grosse pietre, di  solito
doppio  parametro,  privo di aperture, e sono generalmente riunite in
complessi piu' o meno estesi.
  Esse si trovano su tutto il territorio,  a  Capo  Grecale,  a  Cala
Pisana,  a  Imbriacole,  a  Poggio  Monaco,  a  San Fratello, a Monte
Parrino, a Punta Cappellone, a Cimitero Vecchio e sul promontorio  di
Cala  Madonna,  e  la  loro  presenza  costituisce  un  tratto  assai
caratteristico del paesaggio di Lampedusa.
  L'archeologo inglese Th. Ashby si soffermo' sulla  singolarita'  di
questi  edifici,  dei  quali,  in  un resoconto di un suo soggiorno a
Lampedusa nel 1912, fornisce una accurata descrizione. Egli  riteneva
che  queste  costruzioni  fossero resti di capanne preistoriche e, in
alcuni casi, di strutture funerarie coeve.
  Le ricerche piu' recenti inducono invece  a  ritenere,  sulla  base
della  tipologia,  dell'ubicazione  e  della frequenza degli edifici,
nonche'  in  considerazione  dell'assenza  di  manufatti   litici   e
ceramici,  che  tali costruzioni erano un complesso e raro sistema di
sfruttamento  agricolo  del  territorio,  di  epoca  tardo-romana   e
bizantina.
  La  mutata  situazione  ambientale  e  il  forte  degrado  ha  oggi
compromesso l'originaria connessione di questi interessanti  edifici,
che rischiano la distruzione.
  Altre  testimonianze  archeologiche  sono  presenti  tra  la  fitta
vegetazione a gariga dell'isolotto dei Conigli, dove affiorano  resti
di muri in pietra e si rinvengono frammenti ceramici di superficie di
pertinenza dell'eta' tardo romana.
  Nei  pressi  del Cimitero Vecchio si segnala un edificio in pietra,
anch'esso di epoca tardo romana e bizantina.
  Di eta' tardo ellenistica e' invece il tratto di muro antico che e'
possibile riconoscere lungo la strada per l'isola dei Conigli.
  Le indagini sistematiche effettuate nell'area  del  centro  abitato
hanno  confermato  che in questo sito, anche nell'antichita', dovette
svilupparsi un rilevante insediamento umano: il sito, infatti, occupa
il  promontorio  che  si  affaccia  sulla  rada   del   porto,   che,
nell'antichita',   costituiva   l'unico   approdo  possibile.  Tra  i
rinvenimenti i resti di un complesso artigianale per la salagione del
pesce e, con ogni probabilita', per la produzione del garum.
  Il quadro delle conoscenze acquisite nel corso degli  ultimi  dieci
anni  conferma  l'importanza dell'isola nell'antichita', che discende
dalla felice posizione nel cuore del Canale  di  Sicilia,  in  virtu'
della  quale  Lampedusa certamente dovette assumere la funzione di un
ponte tra il vicino continente africano e  la  Sicilia  e  uno  snodo
fondamentale  delle  rotte commerciali e militari. In tal senso, essa
dovette certamente rivestire un ruolo particolarmente importante  nel
travagliato  periodo  delle  guerre  puniche, come pure, in epoca ben
piu'  tarda,  nel  quadro  degli  avvenimenti  storici  legati   alla
conquista  araba  della Sicilia: circostanza questa documentata dalle
fonti letterarie.
  Considerato  che  lo  sviluppo  turistico  degli  ultimi   anni   e
l'incremento edilizio ad esso correlato, che si e' estrinsecato nella
costruzione  di  seconde  case, alberghi e villaggi turistici, non ha
ancora compromesso la suggestione che offre il territorio extraurbano
dell'isola di Lampedusa.
  Ovunque sono infatti ancora visibili i segni di un passato agricolo
ormai  scomparso,  anche  se  abitazioni  rurali  in  pietra, muri di
confine a secco e siepi ornate da fichidindia appaiono  come  reperti
di un museo all'aperto.
  Le   tipiche   abitazioni  rurali,  i  "dammusi"  costituiscono  le
principali forme dell'attivita' costruttiva  storica  nel  territorio
extraurbano  di  Lampedusa; essi si accompagnano ai muretti d'ambito,
altrettanto caratteristici, costruiti a secco, aventi la funzione  di
delimitare   la   proprieta'   agraria  e  di  proteggere  le  chiuse
coltivabili dall'azione di asporto del terreno  vegetale  svolta  dai
venti,  non  altrimenti  contrastati,  stante  l'assenza  di  rilievi
significativi nell'orografia dell'isola.
  La  presenza  di  queste  sistemazioni   agrarie,   connesse   alle
particolari  condizioni climatiche ed oro-morfologiche dell'isola, e'
testimoniata  sin  dalla  seconda  meta'  del  XVIII  sec.   da   una
planimetria redatta da Demetrio Melodia, che consente di ubicare tali
sistemi   di   coltivazione   nella   parte   orientale,  centrale  e
centromeridionale di Lampedusa.
  La  costruzione  di  queste  chiuse  rispondeva  in   primo   luogo
all'esigenza  di delimitare e definire le aree coltivabili, sottratte
alla boscaglia, allora assai fitta, e al restante terreno dell'isola,
assai arido perche' soggetto alla continua erosione dei venti.
  La costruzione di questi muretti a secco era  inoltre  dovuta  alla
colonizzazione  pianificata  di  eta'  borbonica, gestita da Bernardo
Sanvisente a partire  dal  1843.  La  colonizzazione  ebbe  carattere
essenzialmente   agricolo   e   comporto'  l'ampliamento  delle  aree
coltivabili, mediante le tecniche gia' sperimentate in passato e  una
diffusa stanzialita' sul territorio, incentrata sui dammusi, i quali,
in  alcuni  casi,  assunsero  caratteri  e  funzioni piu' ampie della
semplice residenza.
  Vi e' ancora testimonianza di  piccoli  complessi  utilizzati  come
strutture produttive, assimilabili ai "bagli" o alle "masserie" della
Sicilia,  e  dotati  di  aia,  trappeto, ricovero animali, e di altri
ambienti funzionali alla conduzione dei fondi e alla pastorizia.
  Quella massiccia colonizzazione ha tuttavia  comportato  la  totale
distruzione  della  coltre  boschiva,  anche al di la' delle esigenze
dello sfruttamento agro pastorale del suolo. Infatti, risultando poco
redditizia questa attivita', negli  ultimi  del  secolo  gli  isolani
individuarono   una   delle   principali   fonti   di  reddito  nella
commercializzazione del  carbone  conseguente  al  disboscamento.  La
conseguenza di questa attivita', esercitata per circa un decennio, e'
la pressoche' completa desertificazione dell'isola.
  I  dammusi  rimangono  quindi  a testimonianza dell'uso storico del
territorio extraurbano, quale doveva essere nella seconda  meta'  del
XIX  secolo,  quando essi si diffusero, sul modello costruttivo delle
analoghe strutture
presenti nelle vicine isole del Mediterraneo.  Si  connotano  per  il
costante  impiego  di  materiali  locali e, in particolare, di pietra
calcarea, utilizzata  a  secco  nella  costruzione  dei  muretti  che
delimitano le chiuse, a secco e/o con malta di calce per le strutture
verticali  degli edifici; la copertura, nella maggior parte dei casi,
e' del tipo a volte a botte.
  Analoghi sistemi costruttivi sono stati utilizzati anche in  ambito
urbano  e  per  le  strutture militari sparse nel territorio isolano:
cio'  almeno  sino  all'importazione  della  moderna  tecnologia  del
calcestruzzo armato.
  I  dammusi  si presentano oggi in gran parte distrutti o in pessime
condizioni di stabilita'.
  Si ritiene allora indispensabile un'azione di salvaguardia non solo
dei manufatti, ma anche del loro sistema distributivo  e  insediativo
territoriale:   si   tratta   infatti   di   una  tipologia  edilizia
strettamente   connaturata,   per    rappresentazione    volumetrica,
coloristica,   formale   e   compositiva,   ai   caratteri   storici,
architettonici, culturali e ambientali del sito.
  Altra  area  di  pregio   ambientale   e   paesistico   e'   quella
immediatamente  a  nord del centro abitato. I terreni coltivati cola'
presenti, residuati all'intensa espansione edilizia, sono  riferibili
storicamente  agli  "orti conclusi" che, subito dopo l'impianto della
colonia ferdinandea, hanno caratterizzato  l'ambiente  urbano  e  sub
urbano,  convivendo  con  questo  in stretto rapporto di integrazione
sino alla recente e pressoche' totale saturazione degli spazi liberi.
  La  permanenza   storica   dell'aspetto   di   queste   aree,   che
costituiscono  inoltre  i migliori terreni coltivabili dell'isola, ne
accentua la rarita', sottolineando l'esigenza del mantenimento  dello
stato dei luoghi.
  Rilevato  che  il  territorio  dell'isola  di  Lampedusa e' in atto
sottoposto a vincolo paesaggistico ai sensi  della  legge  29  giugno
1939,  n.  1497,  giusta decreto del 12 luglio 1983, nonche' ai sensi
dell'art. 1, lettere a), f), g) e m) della legge 8  agosto  1985,  n.
431;
  Rilevato   che   l'isola  e'  inoltre  sottoposta  alle  misure  di
salvaguardia dell'omonima riserva naturale  orientata  istituita  con
decreto n. 970/91 del 10 giugno 1991;
  Rilevato  ancora che alcune porzioni territoriali di Lampedusa sono
state sottoposte ai vincoli di cui alla legge n. 1089/39, in funzione
del loro interesse archeologico, mentre a protezione di altre operano
i divieti  recati  dall'art.  15,  lettere  a)  ed  e),  della  legge
regionale n. 78/76;
  Considerato  che  le  cennate  misure  vincolistiche  e  i suddetti
divieti, se testimoniano tutti del singolare interesse dell'isola  di
Lampedusa  sotto  il  profilo  faunistico,  botanico, paleontologico,
geologico, geomorfologico, archeologico, non sono valse  ad  arginare
il crescente degrado dell'ambiente e del paesaggio isolano. Lampedusa
si configura infatti come un ecosistema chiuso, senza possibilita' di
scambi  con l'ambiente esterno che non siano l'interazione mare-costa
e l'azione biologica dei venti: l'evoluzione del  paesaggio  naturale
ha  quindi  ritmi  del tutto propri, che sono stati rispettati fino a
quando l'azione antropica sul territorio e' stata condotta,  come  in
passato, con mezzi molto semplici ed equilibrati rispetto all'assetto
ambientale dell'isola.
  Le attuali tecnologie costruttive, la facilita' delle comunicazioni
e dei trasporti, il crescente apprezzamento turistico del sito, hanno
avuto  al  contrario  effetti devastanti sul territorio; la pressione
turistica estiva, certamente oggi assai rilevante, determina  infatti
l'esigenza  di  reperire  sempre  nuove  aree  per l'edificazione, le
strutture e le infrastrutture.
  Questi   elementi   influiscono,   talvolta   con   carattere    di
irreversibilita',  sulla normale evoluzione naturale dell'isola e sui
suoi tempi evolutivi, alterando gli equilibri fisico-biologici.
  Tra  i  fattori  di  rischio  per il paesaggio di Lampedusa possono
annoverarsi l'assalto edilizio  alle  zone  aventi  maggiore  valenza
ambientale  (costa  meridionale;  Cala  Creta; Guitgia); le attivita'
estrattive esercitate nelle zone di Albero Sole, Punta Muro Vecchio e
Punta Alaimo; le discariche incontrollate, localizzate nelle contrade
Alaimo, Taccio Vecchio, Vallone Imbriacole.
  Considerato che una piu' adeguata tutela della zona in argomento e'
imposta dalla necessita' di porre un freno al trend  distruttivo  che
ha   connotato   l'intervento   antropico   e  segnatamente  edilizio
nell'ultimo  quarto  di  secolo,  che   pone   seri   problemi   alla
sopravvivenza  e  al  possibile  recupero  del  patrimonio ambientale
costituito da Lampedusa;
  Ritenuto opportuno, pertanto, per garantire le migliori  condizioni
di  tutela  che  valgano  ad  impedire  modificazioni  del territorio
dell'isola   di   Lampedusa,   che   comporterebbero   l'irreparabile
compromissione   delle  caratteristiche  di  pregio  naturalistico  e
paesaggistico  di  quei  luoghi,  pervenendo  alla  dichiarazione  di
immodificabilita' temporanea, in applicazione dell'art. 5 della legge
regionale n. 15/91;
  Ritenuto  che  alla  dichiarazione  di immodificabilita' temporanea
interessante il territorio suddetto debba far seguito l'emanazione di
una adeguata  e  definitiva  disciplina  di  uso  del  territorio  da
dettarsi  ai  sensi dell'art. 5 della legge n. 1497/39 e dell'art. 1/
bis della  legge  n.  431/85,  mediante  la  redazione  di  un  piano
territoriale paesistico;
  Ritenuto,   in   adesione   a  quanto  formulato  dalla  proponente
soprintendenza,  che  dall'area  compresa  nella   dichiarazione   di
immodificabilita'  temporanea  possano  essere  escluse  le  zone del
centro abitato, dell'aeroporto, del depuratore e del cimitero,  sopra
meglio descritte e perimetrate nelle cartografie allegate al presente
decreto,  in quanto la destinazione di queste porzioni territoriali -
per le quali permangono i mezzi di  tutela  offerti  dalla  legge  n.
1497/39  e  dalla  legge  n.  1089/39  -  e'  ormai consolidata ed ha
comportato  la  loro   irreversibile   differenziazione   dal   resto
dell'isola;
  Considerato  che,  ai  sensi  del  disposto della legge 19 novembre
1968, n. 1187 e dell'art. 1 della legge regionale 5 novembre 1973, n.
38,  applicabili  al  caso  di  specie  in   assenza   di   specifica
disposizione  normativa,  si  impone  apporre  un  termine  finale al
provvedimento di vincolo, ferma  restando  la  condizione  risolutiva
dell'approvazione   del   piano   territoriale  paesistico  dell'area
suddetta;
  Ritenuto di dovere commisurare detto termine in non oltre anni  due
dalla  data  di  pubblicazione  del  presente  decreto nella Gazzetta
ufficiale della  regione  siciliana,  allo  scopo  di  verificare  la
persistenza  delle  condizioni legittimanti la misura di salvaguardia
in relazione alla redazione del piano territoriale paesistico;
  Per tali motivi;
                              Decreta:
                               Art. 1.
  Al fine di garantire le migliori condizioni di tutela  ai  sensi  e
per  gli effetti dell'art. 5 della legge regionale 30 aprile 1991, n.
15,  fino  all'approvazione  del  piano  territoriale  paesistico   e
comunque non oltre il termine di anni due dalla data di pubblicazione
del   presente   decreto   nella  Gazzetta  ufficiale  della  regione
siciliana, e' vietata ogni modificazione dell'assetto del territorio,
nonche' qualsiasi opera edilizia, con esclusione degli interventi  di
manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico e di
restauro  conservativo  che  non  alterino  lo  stato  dei  luoghi  e
l'aspetto  esteriore  del  territorio  dell'isola  di  Lampedusa   ad
esclusione  del centro abitato, dell'area aeroportuale, dell'area del
depuratore e di quella cimiteriale del territorio, facente parte  del
comune  di  Lampedusa  (Agrigento),  come  descritto  e delimitato in
premessa e nelle planimetrie allegate sub A, B, C, D, E, F, G e H che
formano parte integrante sostanziale del presente decreto.